7 Ottobre 2024

Guida pratica per ricaricare l’auto a casa

Che cosa bisogna fare per poter ricaricare la propria auto elettrica all’interno del condominio? Come si accede agli sgravi fiscali e quanto costa l’elettricità? Ecco le risposte.

Negli spostamenti quotidiani, chi usa un’auto elettrica può ricaricarla nelle stazioni di ricarica pubbliche oppure in quelle private ad uso pubblico (centri commerciali, alberghi, ecc.).

Ma quali sono le opzioni disponibili per la ricarica domestica, sfruttando l’impianto elettrico della propria abitazione? Installare un punto di ricarica in una casa indipendente è semplice e immediato, ma che cosa succede in ambito condominiale? Gli scenari sono molteplici. Motus-E ha analizzato diverse situazioni, creando una guida con informazioni pratiche per chi intende acquistare un’auto a zero emissioni.

Box o area privata

Se si ha a disposizione un box o un’area privata, si possono presentare due casi diversi, a seconda di come avviene l’approvvigionamento di energia. Si può installare un contatore elettrico intestato a un singolo soggetto privato: in questo caso bisogna inoltrare una comunicazione scritta all’amministratore di condominio, il quale si limiterà a prendere atto della decisione, visto che non servono particolari autorizzazioni. Ovviamente i lavori vanno eseguiti a norma di legge.

Se invece si sfrutta un attacco collegato alla linea elettrica condominiale, l’amministratore ha il compito di incaricare un tecnico per effettuare tutte le verifiche del caso. Dopodiché l’amministratore stesso dovrà stabilire l’ammontare e la quota delle spese da sostenere. Sarà inoltre installato un contatore di misurazione del consumo di energia sulla diramazione della linea elettrica privata, per addebitare i costi al singolo condomino che la usa.

Area comune

Il punto di ricarica può essere anche collocato in un’area condominiale comune. In questo caso la domanda scritta che si presenta all’amministratore dovrà essere corredata da un progetto dettagliato e si dovrà attendere l’autorizzazione dell’assemblea di condominio.

Trattandosi di una “innovazione agevolata”, affinché l’assemblea la autorizzi è necessario raggiungere il quorum deliberativo, vale a dire la maggioranza dei partecipanti e almeno la metà del valore dell’edificio in quote millesimali. In ogni caso, i condomini che non intendono trarne vantaggio sono esonerati da qualsiasi contributo nelle spese. In seguito, anche i condomini che inizialmente non hanno partecipato alle spese per l’installazione potranno cambiare idea e decidere di utilizzare il punto di ricarica, pagando quanto dovuto, quindi contribuendo alle spese di manutenzione ed esecuzione dell’opera, attualizzate al valore della moneta.

Bene condominiale

Se l’installazione è decisa dall’intero condominio, l’impianto diventa un bene comune condominiale. Diversamente – anche se l’installazione è stata approvata dall’assemblea – i punti di ricarica saranno di proprietà solo dei condomini che abbiano partecipato alle spese di installazione. In quest’ultimo caso, tutti i costi di acquisto e di installazione (incluse le opere edili) saranno quindi a carico del singolo condomino o del gruppo di condomini interessati.

Se il condominio dice no

Se, trascorsi 3 mesi dalla presentazione della richiesta scritta, l’assemblea dei condomini non dà il suo assenso, il singolo condomino (o il gruppo di condomini) può comunque installare i dispositivi a proprie spese, purché il nuovo impianto non danneggi le parti comuni, non alteri la sicurezza o il decoro dell’edificio e non ostacoli altri comproprietari nell’uso delle parti comuni. In quest’ultimo caso l’area in cui è installato il punto di ricarica non potrebbe essere usata in via esclusiva dai proprietari delle auto elettriche.

Gli sgravi fiscali

Per l’installazione di infrastrutture di ricarica elettriche, fino al 31 dicembre 2021 si ha diritto a una detrazione fiscale del 50% delle spese sostenute per l’acquisto e la messa in opera, inclusi i costi per la richiesta di potenza addizionale fino a un massimo di 7 kW (comma 1039 dell’art. 1 della Legge di Bilancio 2019).

La detrazione viene calcolata su un ammontare di spesa massimo di 3.000 Euro, quindi la detrazione fiscale può arrivare fino a 1.500 Euro, da dividere fra gli aventi diritto. Per accedere alla detrazione, le infrastrutture devono essere dotate di uno o più punti di ricarica di potenza standard non accessibili al pubblico.

Quanto costa ricaricare l’auto a casa?

Il costo medio percepito dell’energia elettrica ad uso domestico, tra il 2019 e il 2020, è stato compreso tra 0,16 e 0,22 Euro per kWh. Eseguendo un rapido calcolo, per fare il “pieno” di energia a un’auto con un pacco batterie da 50 kWh privatamente si spendono tra gli 8 e gli 11 Euro.

Considerando un consumo medio pari a circa 6 km per ogni kWh, la spesa per percorrere 100 km è compresa tra i 2,70 e i 3,70 Euro. Se poi si possiede un impianto fotovoltaico a cui collegare il punto di ricarica, la convenienza diventa ancora maggiore.

Nuovi edifici

Infine, una curiosità: forse non tutti sanno che, come stabilito dal Dlgs 257/2016, è obbligatorio predisporre l’installazione di colonnine di ricarica per veicoli elettrici negli edifici di nuova costruzione. L’obbligo si applica agli edifici residenziali di nuova costruzione (oppure oggetto di ristrutturazione profonda) con almeno 10 unità abitative.

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